14 novembre 2015: a Parigi si muore

14 novembre 2015
Dicono che scrivere a caldo, con la mente annebbiata, sia sbagliato. E allora oggi voglio sbagliare.



Ieri sera aspettavo che un amico finisse l’allenamento in palestra per andare a mangiare qualcosa insieme. Niente di strano. Niente di eccezionale. Lo aspettavo in macchina e per passare il tempo cazzeggiavo su Twitter. Ad un certo punto leggo: CNN – Breaking News: bombs and shots in Paris, several deaths. 

È un tuffo in un lago gelido. Non capisco. Forse si sbagliano. No, certi tweet non sono mai sbagliati. Cazzo.

Le notizie si susseguono rapidissime: Stade de France, Hollande evacuato, un ristorante, morti, un teatro, ostaggi. È terrorismo, ormai è chiaro. E quando è terrorismo è inutile porsi domande, cercare una ragione. È solo sbagliato, insensato, assurdo. Folle.

Dopo poco tempo torno a casa, Twitter è potente ma ormai tutti twittano senza essere sul posto. Tanto rumore e poco segnale. Meglio affidarsi ai giornalisti, quelli seri. Mi sintonizzo su SkyTG24, c’è ovviamente un’edizione straordinaria e sono in contatto diretto con Parigi. Le notizie sono frenetiche, sono 6 i punti in cui si è sparato e si è morti. Sei. Cazzo sei. È guerra.

Poi di nuovo l’agitazione, si spara ancora in un centro commerciale di Les Halles. Non sono le banlieue, è il centro vero di Parigi. Dove i turisti di tutto il mondo vogliono andare. Perché Parigi è magica. Perché Parigi ti fa sognare. Ma non questa sera, a Parigi si muore.

Arrivano delle testimonianze: gli ostaggi della concert hall Bataclan riescono ad aggiornare i loro stati su Facebook. Ci sono 3 terroristi. Sparano senza motivazione e uccidono. Ricaricano le armi e uccidono di nuovo. Fate in fretta, stiamo morendo. Dicono da dentro.
Il tempo di sgomberare l’area dai primi feriti e dai corpi senza vita. Ci si prepara al blitz e si radunano le ambulanze. Ne serviranno molte. Troppe.

Pochi secondi e il blitz è portato a termine. I terroristi sono a terra senza vita. Insieme ad ottanta civili. Ottanta. 80.


Mi lascio cadere sul divano, la testa tra le mani. Non ho la forza per incazzarmi, non so piangere. Non capisco. Chi? Perché? Come? Un sacco di domande, così poche risposte. Nemmeno i terroristi mi saprebbero rispondere. È un odio cieco, che colpisce nel mucchio. Persone senza colpa. Persone senza responsabilità. Perché allora? Perché?


Pensavo che l’orrore l’avessimo cancellato con un grande colpo di spugna chiamato Unione Europea. Ci credo davvero, io. Ci siamo lasciati alle spalle la polizia di regime, i campi di concentramento, i bombardamenti di Guernica, il ghetto di Varsavia, i gulag, le fosse ardeatine. No, non ci siamo lasciati alle spalle nulla. L’uomo non impara dagli errori. Non impara un cazzo.

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