Cos'è l'ISIS?
L'argomento è serio. E complicato. E
delicato. Facciamo quindi ordine.
Io, personalmente, ho iniziato a sentir
parlare di ISIS solamente con la decapitazione del giornalista
americano James Foley, mandata in onda da tutti i media del mondo
occidentale il 19 agosto 2014. Da quel momento abbiamo imparato il
termine ISIS e abbiamo iniziato ad abituarci a sentire cose come
califfato, stato islamico e
ribelli sunniti.
Come ormai ben sappiamo, l'informazione dei media italiani è precisa e puntuale come Trenitalia, quindi non ci ho capito nulla di quello che stesse succedendo nel mondo arabo.
Come ormai ben sappiamo, l'informazione dei media italiani è precisa e puntuale come Trenitalia, quindi non ci ho capito nulla di quello che stesse succedendo nel mondo arabo.
Ricordiamo
tutti Al Qaeda
per l'attentato al World
Trade Center dell'11 settembre 2001,
giusto?
Bene. In verità questo gruppo terroristico nasce nel 1989 durante l'invasione sovietica dell'Afghanistan; fondato e guidato da Osama Bin Laden fino alla sua morte nel 2011 a seguito di un'operazione dei Navy Seals statunitensi. Da allora Al Qaeda è nelle mani di Ayman al-Zawahiri. L'organizzazione terroristica di Bin Laden ha origini sunnite ed è nata con l'obiettivo di creare una legione militare a difesa dei territori musulmani dall'invasione occidentale.
Bene. In verità questo gruppo terroristico nasce nel 1989 durante l'invasione sovietica dell'Afghanistan; fondato e guidato da Osama Bin Laden fino alla sua morte nel 2011 a seguito di un'operazione dei Navy Seals statunitensi. Da allora Al Qaeda è nelle mani di Ayman al-Zawahiri. L'organizzazione terroristica di Bin Laden ha origini sunnite ed è nata con l'obiettivo di creare una legione militare a difesa dei territori musulmani dall'invasione occidentale.
E fin
qui non ci piove.
Parallelamente
alla guida di Bin Laden, anche un fondamentalista palestinese di nome
Abu Mus'ab al-Zarqawi
fondava
un
movimento terrorista, sempre di origine sunnita, dal carattere
decisamente più violento che aveva l'obiettivo di scatenare una
guerra civile su larga scala per riconquistare i territori occupati
dalle forze occidentali e per fondare un nuovo stato islamico. La
strategia del terrore di al-Zarqawi si è basata su violenti attacchi
diretti anche alla popolazione musulmana sciita, praticati fino al
2006, quando l'esercito USA è riuscito ad eliminare il terrorista
palestinese con un bombardamento.
Da questo momento, la guida del gruppo di al-Zarqawi, chiamato Gruppo per l'unità [di Dio] e il Jihad, viene assunto da Abu Bakr al-Baghdadi.
Da questo momento, la guida del gruppo di al-Zarqawi, chiamato Gruppo per l'unità [di Dio] e il Jihad, viene assunto da Abu Bakr al-Baghdadi.
Baghdadi,
infatti, fonda ufficialmente l'ISIS nel 2013, come Stato
Islamico dell'Iraq e del Levante,
giusto per mettere in chiaro quali siano le mire espansionistiche di
questi sunniti. La brutale violenza dell'ISIS non ha obiettivi né
quartieri: è una guerra totale che colpisce anche i musulmani
moderati, nell'intento indefinibile di purificare l'Islam. La
violenza indiscriminata è stata mutuata direttamente dal movimento
di al-Zarqawi.
L'impeto, l'irrazionalità e la bestialità del nuovo ISIS sono così estremi da portarne all'espulsione da Al Qaeda nel febbraio 2014. E questo dovrebbe bastare a farvi rabbrividire.
L'impeto, l'irrazionalità e la bestialità del nuovo ISIS sono così estremi da portarne all'espulsione da Al Qaeda nel febbraio 2014. E questo dovrebbe bastare a farvi rabbrividire.
Oggi
al Baghdadi si autoproclama califfo
dei musulmani,
lasciando intendere che se il piano di fondare uno stato islamico
dovesse mai andare in porto, sarà lui ad esserne il governatore
assoluto.
Recentemente
l'ISIS ha ufficialmente cambiato la propria denominazione in IS
(Islamic
State)
in modo da non limitarne le mire di conquista, che idealmente
potrebbero comprendere anche il Nordafrica, in qualità di territorio
a prevalenza musulmana.
I
soldi dell'ISIS
Con
gli ultimi attacchi militari, l'IS ha istituito un proprio stato tra
Iraq e Siria, tramite il quale ha iniziato a riscuotere delle tasse e
a rivendere l'elettricità e il petrolio prodotti dagli impianti
conquistati. Si stima che riesca a generare introiti per 3 milioni di
dollari al giorno solo con la rivendita di greggio.
Si
parla, recentemente, anche di finanziamenti esteri in arrivo
dall'Arabia Saudita, Kuwait e Qatar, che nonostante facciano
formalmente parte della “lega anti-IS” continuano a mantenere una
posizione ambigua nei confronti delle organizzazioni terroristiche,
soprattutto da parte delle elite sunnite.
Così
facendo, l'IS è diventato rapidamente il gruppo terroristico più
ricco del mondo, con un patrimonio stimato di 2 miliardi di dollari.
Nessuno è mai arrivato a tanto dato che i principali gruppi
terroristici mondiali non vanno oltre i 600 milioni di dollari.
Il
territorio
Attualmente
(20 ottobre 2014) l'IS occupa un territorio, tra Iraq e Siria, di 35
milioni di chilometri quadrati e vi sono soggetti 6 milioni di
persone. Ma i numeri sono imprecisi e l'IS stesso dice di controllare
un territorio decisamente più ampio, come mostrato in questa
carta.
![]() |
Il territorio che l'IS dice di controllare - fonte BBC |
I
militanti
Nell'arco
di 3 anni gli attivisti sunniti sono passati da 1.000 a 80 mila
unità. In un primo momento, durante il quale i media e le autorità
occidentali tendevano a sottostimare il fenomeno IS, si credeva che
la maggior parte degli jihadisti provenisse da Iraq, Siria e
Afghanistan; la verità è, invece, che disponendo di ingenti risorse
finanziarie, l'IS può permettersi di pagare (molto bene) i suoi
militanti e quindi riesce ad attirare individui anche dal mondo
occidentale, come indica il grafico.
Attenzione dunque a ridurre il movimento ad una realtà locale, i militari dell'IS spesso parlano perfettamente inglese e spesso hanno conseguito lauree negli istituti europei dove abbiamo studiato anche noi.
Non più solo pastori e falegnami, quindi. Ma anche ingegneri ed economisti. È questo uno degli aspetti più preoccupanti di questo movimento.
![]() |
La provenienza dei militanti - fonte BBC |
Attenzione dunque a ridurre il movimento ad una realtà locale, i militari dell'IS spesso parlano perfettamente inglese e spesso hanno conseguito lauree negli istituti europei dove abbiamo studiato anche noi.
Non più solo pastori e falegnami, quindi. Ma anche ingegneri ed economisti. È questo uno degli aspetti più preoccupanti di questo movimento.
Propaganda
L'IS
non è Al Qaeda. E diventa palese a tutti quando i video che arrivano in
Occidente sono girati in modo professionale, commentati in perfetto
inglese londinese e circolano in rete con facilità
impressionante.
L'IS ha imparato le tecniche di propaganda e influenza mediatica dei governi occidentali, è stato a guardare le mosse degli occupanti e ha appreso.
L'IS ha imparato le tecniche di propaganda e influenza mediatica dei governi occidentali, è stato a guardare le mosse degli occupanti e ha appreso.
La
sua presenza sui social network è degna dei migliori brand
occidentali, dispone infatti di una rete formata da migliaia di
account Twitter, Facebook e YouTube in grado di diffondere le notizie
in modo immediato e capillare. Ecco un altro aspetto preoccupante.
Dopo tutti questi dati, raccolti da letture “all over the web”, mi concedo qualche riga per esprimere una considerazione personale.
I governi occidentali (USA al comando), hanno una lunghissima serie di errori all'attivo in Medio Oriente, basti pensare che i gruppi come l'IS e Al Qaeda hanno sempre ricevuto dei fondi per combattere di volta in volta nemici diversi. Quindi se la situazione oggi è questa, è soprattutto colpa di strategie politiche miopi.
Ora però il fenomeno è serio e preoccupante, vuoi per i soldi che prima non c'erano e vuoi per il diretto coinvolgimento di musulmani occidentali. Le truppe dell'IS sono ormai alle porte della Turchia, nei pressi della città di Kobane, confine della NATO.
Il tempo per tergiversare è ormai finito e i Paesi occidentali hanno il dovere di assumere una posizione: attesa o intervento.
Non sono mai stato un grande sostenitore dei conflitti, soprattutto in Medio Oriente. Quindi non sarò io a dire che bisogna fermare questo fenomeno con la guerra. Mi aspetto solamente che la NATO e l'Unione Europea facciano quello per le quali sono state create: esprimere una posizione coesa e coerente con i loro statuti. Ad oggi ci sono state solo delle iniziative personali (leggasi Francia) e dei silenzi tentennanti che reputo inaccettabili. Che si diano una mossa e parlino con una voce sola.
Vi lascio con la puntata di PiazzaPulita, andata in onda il 6 ottobre 2014, che è stata la causa per cui ho pensato di scrivere questo post.
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